Conciliare maternità e carriera: in Italia è possibile?

Fiaip Donna analizza l’ultimo libro di Silvia Sciorilli Borrelli.

L’Italia non è un posto per giovani, ma può tornare ad esserlo? In un periodo di totale cambiamento politico ed economico, la domanda ineludibile per il nostro Paese riguarda il suo futuro. Se ne è parlato in un incontro – intervista al Caffè della Versiliana con  Silvia Sciorilli Borrelli, giornalista e opinionista, prima corrispondente italiana del Financial Times, che nell’occasione ha presentato il suo ultimo libro L’età del cambiamento. Come ridiventare un paese per giovani (edito da Solferino).

 

C’è un momento giusto per cambiare? Se sì, qual è?

‘In Italia, oggi, ci si aspetta che i giovani si accontentino di lavori precari e sottopagati e che le donne facciano i salti mortali per conciliare famiglia e lavoro. Intanto, le risorse senza precedenti ottenute con il PNRR rischiano di andare sprecate, perché il benessere e la competitività delle nuove generazioni continuano a non essere una priorità del Paese. Peccato siano invece la chiave per la crescita dell’Italia intera’. Secondo Silvia Sciorilli Borrelli, che all’ultima edizione del Premio Viareggio-Rèpaci ha ottenuto un riconoscimento per la sua poliedrica attività giornalistica, caratterizzata anche da un’ampia esperienza internazionale e dal confronto con plurime tematiche di stringente attualità, non è un problema di età, anche perché abbiamo una classe politica molto giovane. ‘Il fatto è che in parlamento la stessa classe dirigente sta facendo riforme da anziani, mentre assistiamo impotenti all’evolversi delle altre nazioni, che prevedono affitti e mutui ridotti per permettere ai giovani di uscire di casa, prestiti agevolati per studiare e per fare impresa, incentivi a scegliere discipline scientifiche e a intraprendere carriere nei settori ad alto tasso di ricerca e innovazione. L’Italia, invece, sostiene Sciorilli Borrelli, perde tempo nei grovigli burocratici e i giovani più brillanti e produttivi se ne vanno’.

 

Si parla inoltre sempre più di conciliazione tra maternità e carriera, anche tra le donne imprenditrici che lavorano nel comparto mmobiliare e nelle agenzie. “E’ necessario considerare la gravidanza non come fonte di potenziali conflittualità tra lavoratrici e  datori di lavoro, ma é bene  diffondere una nuova cultura realmente improntata al sostegno della gravidanza e della maternità in tutte le imprese immobiliari – ha dichiarato a margine dell’incontro Sabrina Cancellieri, delegata nazionale di Fiaip Donna.  Ciò consentirebbe a tutte le donne di poter essere pienamente valorizzate e alle piccole e medie imprese di sfruttare appieno il patrimonio di competenze che le donne sono in grado di esprimere in ogni momento della lorto vita”. Il tema non sembra ancora aver trovato risposte adeguate: gli ultimi dati Eurostat sull’occupazione femminile in Italia sono sconfortanti, basti pensare che le madri lavoratrici sono state le prime vittime della crisi economica causata dalla diffusione nel mondo del Covid.

 

Il tasso di disoccupazione ci vede addirittura primi in Europa, in pratica quasi la metà delle madri è disoccupata. Il nostro Paese – che ha il più basso tasso di natalità tra i membri dell’OCSE – manca di infrastrutture sociali e tutele che permettano a una giovane donna di diventare madre senza rischiare di compromettere la carriera. Nel libro un capitolo si intitola Vietato riprodursi In questo caso, la giornalista Borrelli propone una paternità obbligatoria di 2 o 3 mesi con l’intero costo a carico dello Stato e, almeno per le aziende più piccole, anche la maternità interamente a carico dello Stato. In modo che cada la ragione principale della discriminazione lavorativa verso le donne in età riproduttiva. Perché la maternità riguarda tutti e non deve essere considerata una condizione solo femminile: il tessuto economico italiano si basa sulle PMI, per cui quattro o cinque dipendenti in congedo possono diventare un problema, ma in realtà se una lavoratrice è gratificata, torna al suo posto più efficiente di prima. Insomma, oggi si crede che i figli compromettano solo la carriera delle donne, ma se la stessa sorte dovesse toccare agli uomini, ragioneremmo in maniera diversa?

 

Roma, 31 Agosto 2022

Fonte: Uffciio Stampa