Arriva il Report “State of  Housing Europe 2023” sullo stato dell’edilizia residenziale in Europa

I due anni trascorsi dall’ultima edizione di questo rapporto sono stati segnati da crisi e cambiamenti inaspettati: l’invasione dell’Ucraina ha portato in tutta l’Unione Europa una serie di circostanze straordinarie – una crisi dei rifugiati e una crisi energetica, oltre alle conseguenze della gestione dell’impatto della pandemia, tutti fattopri che hanno ampliato i problemi di lunga durata presenti nel Vecchio continente relativi all’accessibilità economica alle abitazioni da parte dei cittadini con meno reddito, penalizzati anche dal caro energia.

Quest anno l’ edizione del rapporto “State of  Housing Europe” sullo stato dell’edilizia abitativa in Europa si concentra sull’edilizia pubblica e sociale e su come sta contribuendo a una transizione energetica equa,  aiutando i residenti e le comunità a far fronte all’attuale crisi del costo della vita. Il patrimonio edilizio sociale, pubblico e cooperativo spesso mostra una performance migliore rispetto a quello puramente privato. Prendendo l’esempio della Francia, il 46% del patrimonio di housing sociale rientra nella classe energetica A, B o C, rispetto a solo il 25% del patrimonio immobiliare totale.

Tuttavia è ancora necessario uno sforzo significativo. In alcuni paesi sono stati resi disponibili finanziamenti pubblici attraverso l’uso delle risorse dell’UE provenienti dai fondi per la resilienza e la ripresa (ad esempio in Belgio, Spagna e Italia). Ed il contesto attuale è segnato da costi sempre più insostenibili per le costruzioni e le ristrutturazioni, a cui ultimamente si è aggiunto il crescente costo dei tassi di interesse dei mutui per l’accesso alle abitazioni Questi elementi combinati stanno causando il rinvio o il ritardo di molti progetti se non del tutto abbandonati. In Germania, ad esempio, ciò comporterà probabilmente una riduzione dei progetti di ristrutturazione di un quarto e delle nuove costruzioni di un terzo rispetto alle attività pianificate per il prossimo anno 2024.

La carenza di alloggi sociali a prezzi accessibili arriva in un momento in cui i cittadini europei stanno già lottando per far fronte alla crescente inflazione che sta provocando una vera e propria “crisi del costo della vita”.  Oggi gli attuali aumenti dei prezzi colpiscono più duramente le famiglie a basso reddito, come quelle che tipicamente vivono in alloggi sociali, che tendono a spendere la quota più alta del loro budget in beni essenziali come energia e cibo.

Nel contesto attuale sono state adottate misure aggiuntive da parte di chi gestisce nel vecchio continente gli alloggi pubblici, cooperativi e sociali per sostenere i propri residenti: ad esempio in Danimarca, Finlandia, Svezia  gli alloggi pubblici e no-profit non hanno  visto l’indicizzazione degli affitti al loro tasso abituale, e lo stesso vale per le cooperative edilizie in Italia che hanno anche istituito fondi di solidarietà per sostenere chi non riesce a tenere il passo con l’aumento delle bollette energetiche. I fornitori di alloggi hanno collaborato con i propri residenti per aiutarli a ridurre il consumo di energia e ad accedere ai sussidi disponibili.

Christian Krainer, vicepresidente dell’Osservatorio Housing Europe e rappresentante di GbV, Austria, ha spiegato che il settore, a profitto limitato nel suo paese, è già riuscito a ristrutturare il 96% di tutte le abitazioni costruite prima del 1980, ma ora è il momento di accelerare la decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento – costruendo allo stesso tempo nuove abitazioni a prezzi accessibili. Per quanto riguarda le soluzioni da adottare, ritiene che l’approccio distrettuale debba essere prioritario rispetto a quello mono-edifico e indica come via da seguire le innovazioni tecniche come la costruzione modulare.

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