PROSPETTIVE POLITICHE E FUTURO DELLA PROFESSIONE

Il risultato delle elezioni politiche induce ad una riflessione sulle conseguenze del voto sul futuro del sistema-paese e delle categorie imprenditoriali e professionali che contribuiscono al suo sviluppo. Come associazione apartitica degli Agenti Immobiliari Professionali possiamo commentare, a bocce ferme e nel rispetto dei diversi orientamenti politici dei nostri aderenti, la parabola normativa tracciata dal precedente governo, e spezzata dalla sua rovinosa caduta parlamentare. Diciamo anzitutto che ci auguriamo che la semplificazione del quadro politico porti ad evitare la babele di voci e proposte normative, all’interno della stessa maggioranza governativa, che ha sfiorato la schizofrenia, rendendo difficilissima l’individuazione di un interlocutore rappresentativo e credibile. Basti pensare che la Finanziaria 2007 introduceva l’obbligo di citare nell’atto notarile l’agente immobiliare che aveva intermediato la compravendita, con il suo numero di iscrizione al Ruolo camerale, e a metà gennaio 2007 (cioè due settimane dopo) il ministro Bersani proponeva l’abolizione del Ruolo agenti immobiliari tenuto dalle Camere di Commercio. Mentre poi l’on. Mantini (Pd) lavorava con Fiaip per inserire il nostro onorato mestiere nel novero delle professioni intellettuali (al pari di avvocati e commercialisti), nella stessa maggioranza di governo il Partito dei Comunisti italiani proponeva recentemente la trasformazione dell’agente immobiliare da mediatore super partes a mandatario unilaterale, cioè venditore di parte, se non commerciante in proprio attraverso la (raddoppiata) commissione unilaterale, che avrebbe aperto le porte all’introduzione di massa del supero ricaricato sul prezzo degli immobili. Non è finita: da una parte (sempre con la Finanziaria 2007) siamo stati obbligati alla registrazione dei preliminari, con responsabilità solidale nel pagamento dell’imposta di registro, e si è trattato senz’altro di un riconoscimento, per quanto forzoso, del nostro statuto professionale. Dall’altra parte l’idea di partenza di Bersani era quella – abolendo il Ruolo camerale – di deregolamentare e sprofessionalizzare la nostra attività, che si sarebbe voluta aperta a tutti senza gli attuali requisiti di scuola media superiore, corso abilitante ed esame finale tenuto dalle Camere di commercio. Quindi da un lato siamo stati caricati di una serie di adempimenti squisitamente professionali (privacy, antiriciclaggio, registrazione contratti), dall’altro si è perseguito un disegno ben preciso, volto all’industrializzazione della figura dell’agente immobiliare, che sarebbe scivolato dal rango di professionista (faticosamente perseguito dalla categoria attraverso Fiaip), allo status di operatore di sportello totalmente dequalificato. Si apriva così la strada, con una “oggettiva” convergenza, agli interessi delle grandi multinazionali della mediazione, che hanno bisogno di forza lavoro di basso livello, giovane, dinamica e automunita ma incapace di scrivere un contratto – gli oleografici suonatori di campanelli – per arricchire le case madri e i loro potenti azionisti, seduti dietro una scrivania a far suonare i registratori di cassa.
Ci auguriamo che il nuovo governo uscito dalle urne abbia maggior rispetto per la nostra categoria, anello finale della filiera edilizio – immobiliare che rappresenta il 15% del Pil nazionale (30% Pil provinciale). Fiaip vigilerà per la tutela della dignità professionaledegli agenti immobiliari, nell’interesse dello stesso cittadino-consumatore, che chiede di affidare i propri sudati risparmi, per una scelta così essenziale come quella della casa, ad un vero professionista super partes e non ad